mercoledì 20 febbraio 2013

Riflessioni sulla storia e sulla politica del Fascismo


Non raggiunge le cento pagine il libro “Aspetti storici e politici del Fascismo” (editore Solfanelli), ma contiene riflessioni, richiami, puntualizzazione e “provocazioni” che ne fanno un saggio non solo da leggere, ma da consigliarne la lettura nelle scuole, nei circoli culturali, almeno in quelli frequentati da persone che vogliono sapere, che chiedono un aiuto per giungere a capire, a distinguere ciò che è vero da quel che deriva da chiusure mentali, da negativi pregiudizi, da faziosità esercitata come professione.

L’autore è Luigi Gagliardi, medico e umanista secondo una tradizione che in Italia si è arricchita nei secoli. Abile nell’usare il bisturi come nel praticare testi latini, la cui lettura gli concede momenti di delizia intellettuale.

In questo suo lavoro, frutto – vale ripeterlo – di un intenso ripensamento durato anni, l’autore spazza via il ciarpame che è stato detto e scritto sul Fascismo, una realtà spirituale prima che politica meritevole di essere riproposta nella sua giusta luce. Anche con le ombre inevitabili nelle iniziative umane.

Su questa realtà si sono misurati molti studiosi che, pur non essendo vicini al Fascismo, hanno onestamente ammesso che su questo tema la fazione ha prevalso sulla ragione.

Gagliardi non ha voluto lasciar fuori dalla sua analisi alcun elemento che possa favorire una ricostruzione storica in linea con la preoccupazione scientifica di non uscire dall’ambito di una testimonianza veritiera.

Dobbiamo dare atto all’autore dell’attenzione tesa ad offrire con chiarezza i punti centrali di un movimento e di un regime che hanno registrato l’adesione di milioni di italiani. Nessuna questione è trascurata: dal problema sociale alla forma dello Stato la cui vita deve essere assicurata da tutti i suoi membri adeguatamente educati a svolgere tale compito.


giovedì 27 ottobre 2011

Cattivi libri, cattivi maestri? (di Valeria Palumbo)

Come ricordava giustamente Cristina Comencini al festival Letteratura, che si è appena tenuto a Verbania, e che da qualche anno è un riferimento per chi si batte per l’ambiente, la montagna, il giornalismo d’inchiesta, è difficile che in Italia escano stroncature di libri perché i recensori preferiscono scrivere dei libri che sono loro piaciuti (si dà per scontato che li abbiano anche letti). Io sono perennemente in ritardo con le mie recensioni perché appunto leggo tutto. E quindi adesso sto sia per rompere questa tradizione, sia per fare una cosa scorretta: sconsigliarvi un libro che non ho letto. In realtà sto semplicemente mettendovi in guardia contro la presentazione di un libro, La falange spagnola, di Paolo Rizza, così come mi è arrivata in un comunicato stampa. Testuale: «Collocandosi autonomamente tra le tendenze rivoluzionarie che nel Ventesimo secolo sfidarono il capitalismo e il comunismo, la Falange spagnola di José Antonio Primo de Rivera ha saputo esemplificare in termini etico-politici una vigorosa reazione alla sovversione anti-tradizionale. Il suo riferimento ad una milizia vissuta con il fervore di una sincera disposizione ascetico-religiosa, ha rappresentato la cornice adatta per la riaffermazione di una società depurata da contaminazioni materialistiche e protesa al compimento di una rivoluzione cementata da una viva coscienza del primato dei valori dello spirito». Per quanto i testi di esaltazione del nazismo e del fascismo o dello stalinismo (e perfino del maoismo) non siano così rari, una santificazione del falangismo spagnolo, alla base di una feroce e ottusa dittatura durata 40 anni, non mi era mai capitata fra le mani. Sembra una presentazione (anche nei toni) degli anni Trenta. Devo dire che molto correttamente l’editore ha risposto alle mie proteste. Ognuno è rimasto sulle proprie posizioni. E quindi io sono ancora sconcertata. Anche perché credo che le parole siano pericolose.
O preziose. Per questo spero che saranno preziose quelle che si ascolteranno, invece, dagli oltre cento autori (scrittori, intellettuali, artisti, politici, prelati e magistrati) attesi nel centro storico di Polignano a Mare, in Puglia, dal 6 al 9 luglio, per il festival Il libro possibile, arrivato al decimo anno. L’anteprima è stata il 24 giugno con la grande scrittrice nicaraguense Gioconda Belli e il suo Nel paese delle donne (Feltrinelli). Nelle quattro serate del Festival, una serie di tavole rotonde dedicate all’attualità (mafia e anniversario dell’Unità d’Italia), alla giustizia, all’economia, all’ambiente (green economy, ecomafie, allarme clima, centrali nucleari e risorse idriche), alla letteratura e allo spettacolo. Il 9 ci saranno i cinque finalisti dello Strega, dopo la nomina del vincitore (l’8 luglio). Tra gli ospiti cito solo Gianrico Carofiglio, Curzio Maltese, Federico Rampini, Nicola Gratteri, Serena Dandini, Walter Veltroni, Pietro Grasso, Innocenzo Cipolletta, Umberto Ambrosoli, Mario Tozzi, Pierluigi Vigna, Francesca Comencini, Ennio Fantastichini, Armando Spataro. Altri ospiti con la letteratura, o la buona letteratura, o con i temi “alti” c’entrano poco, anche se scrivono libri. Ma i festival cercano spesso di accontentare un pubblico vasto. E questo in Italia significa sempre far scelte “televisive”. Se però servisse per avvicinare nuovo pubblico ai libri, ben vengano. L’Italia, forse, sta cambiando. Adesso, più che mai, ha bisogno di farlo con l’aiuto della cultura.

Valeria Palumbo

http://www.meddle.tv/joomla-pages-iii/category-list/8-editoriali/91-cattivi-libri-cattivi-maestri

domenica 15 maggio 2011

LA RIVOLUZIONE RESTAURATRICE DI JOSE' ANTONIO PRIMO DE RIVERA (di Piero Vassallo)

Un brillante allievo di Fausto Belfiori, il filosofo romano Paolo Rizza, secondo l'autorevole e condiviso giudizio di Luigi Gagliardi, è il più qualificato e infaticabile fra i giovani scrittori intesi alla ricerca delle profonde ragioni che hanno animato i movimenti costituiti nel XX secolo per affermare gli indeclinabili princìpi della Tradizione.
Frutto recentissimo dell'assidua fatica di Rizza è il saggio "La Falange spagnola. Origini ed essenza di un movimento rivoluzionario", pubblicato in Chieti dal coraggioso e benemerito editore Marco Solfanelli.
Nella presentazione del libro, Gagliardi, offre una puntuale chiave di lettura rammentando che "Caratteristica della Falange era la sua estraneità alle categorie politiche di destra e di sinistra; la sua finalità era la rivendicazione della cultura e della Tradizione del popolo spagnolo contro la dirompente carica profanatrice della modernità".
José Antonio Primo de Rivera (1903-1936) perseguiva, infatti, l'ambizioso progetto di creare un ordine radicalmente alternativo al liberalismo e al marxismo. Opportunamente Rizza dimostra che "Le componenti spirituali e culturali che hanno concorso a determinare la fisionomia della Falange traggono la propria origine da un ethos religioso-cavalleresco ben radicato nell'eroica tensione civilizzatrice che animò l'epopea della Reconquista e che va considerato come uno degli aspetti più qualificanti della Hispanidad",
Di qui la critica spietata al contrattualismo, errore (scrive Rizza) "che pretendendo di desumere il fondamento e la legittimazione dell'autorità politica da vuote finzioni razionalistiche, ha determinato una pericolosa falsificazione del carattere e dei fini dello Stato", ossia la negazione che esso abbia per compito la tutela dell'ordine etico e spirituale fondato dalle società naturali, che sempre precedono le leggi stabilite dalla società politica.
La filosofia politica della Falange sosteneva che il più devastante fra gli errori seminati da Rousseau e comunicati alla politologia sedicente progressista, è la tesi secondo cui verità e giustizia non sono categorie che la ragione deve scoprire e approfondire ma prodotti delle decisioni della volontà.
L'implacabile denuncia del peccato originale delle rivoluzioni, che dopo aver sconvolto l'età moderna sfociano nel relativismo e nel nichilismo, dimostra "la sostanziale affinità di orientamenti dottrinali e programmatici che accomunano il pensiero politico della Falange alla connotazione religiosa e anti-ideologica che caratterizza la cultura reazionaria".
Rizza confuta tuttavia il giudizio che attribuisce a José Antonio l'avversione al progresso e dimostra l'origine decadente della cultura che ha tentato di mettere in stato d'accusa il falangismo: "smaccata perversione patologica della sana idea di progresso, che trova la propria giusta collocazione nel quadro di una concezione filosoficamente fondata della realtà".
Dall'orizzonte della sana e legittima reazione è esplicitamente escluso il nazismo, espressione dei prodotti ultimi e peggiori dell'apostasia moderna, il darwinismo e il superomismo.
Di qui il suggerimento di una originale interpretazione del rapporto tra falangismo e fascismo: "Le rivoluzioni di cui Mussolini e José Antonio sono pugnaci assertori, perseguono il fine di ricomporre la dimensione comunitaria in una cornice politicamente e giuridicamente organica, ove lo Stato, assurgendo a organo rappresentativo dei più alti valori della vita di un popolo, ordina e garantisce il suo dispiegamento".
Grazie all'ingente lavoro di Paolo Rizza il revisionismo esce dal circuito in cui si estenuano i difensori dell'anomalia nazista per indirizzarsi alla scoperta delle ragioni che appartengono alla destra ideale. In una fase storica segnata dalla contestazione della macchina speculativa e strozzina generata dall'ideologia liberale e dal tramonto della destra americanizzante, la vasta opera di Rizza costituisce un importante contributo al chiarimento delle idee necessarie alla rifondazione.

Piero Vassallo

http://www.riscossacristiana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=971:la-rivoluzione-restauratrice-di-jose-antonio-primo-de-rivera-di-piero-vassallo&catid=53:storia&Itemid=123

sabato 2 aprile 2011

Novità: LA FALANGE SPAGNOLA di Paolo Rizza (Edizioni Solfanelli)

Collocandosi autonomamente tra le tendenze rivoluzionarie che nel Ventesimo secolo sfidarono il capitalismo e il comunismo, la Falange spagnola di Josè Antonio Primo de Rivera ha saputo esemplificare in termini etico-politici una vigorosa reazione alla sovversione anti-tradizionale.
Il suo riferimento ad una milizia vissuta con il fervore di una sincera disposizione ascetico-religiosa, ha rappresentato la cornice adatta per la riaffermazione di una società depurata da contaminazioni materialistiche e protesa al compimento di una rivoluzione cementata da una viva coscienza del primato dei valori dello spirito.


Paolo Rizza
LA FALANGE SPAGNOLA
Origine ed essenza
di un movimento rivoluzionario

Presentazione di Luigi Gagliardi
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-701-7]
Pagg. 112 - € 10,00

sabato 5 marzo 2011

Imminente: LA FALANGE SPAGNOLA di Paolo Rizza

Collocandosi autonomamente tra le tendenze rivoluzionarie che nel Ventesimo secolo sfidarono il capitalismo e il comunismo, la Falange spagnola di Josè Antonio Primo de Rivera ha saputo esemplificare in termini etico-politici una vigorosa reazione alla sovversione anti-tradizionale.
Il suo riferimento ad una milizia vissuta con il fervore di una sincera disposizione ascetico-religiosa, ha rappresentato la cornice adatta per la riaffermazione di una società depurata da contaminazioni materialistiche e protesa al compimento di una rivoluzione cementata da una viva coscienza del primato dei valori dello spirito.

sabato 7 agosto 2010

In preparazione: LA FALANGE SPAGNOLA

Il Falangismo di Josè Antonio Primo de Rivera, preseguendo il fine di reintegrare la socialità in una prospettiva tradizionale, ha conferito al termine "rivoluzione" la sua originaria valenza di restaurazione di un ordine violato dalle convergenti espressioni del materialismo moderno.
Questo saggio si propone di chiarire le componenti fondamentali di una dottrina politica spiritualmente centrata sul concetto aristocratico ed ascetico di milizia.